Non è solo una questione di voce. Il Kamishibai ha un vero e proprio suono tutto suo. E lo senti anche nel silenzio.
Quel momento sospeso
C’è un momento preciso, mentre racconti una storia Kamishibai, in cui tutti – ma proprio tutti – trattengono il fiato. Stanno aspettando la prossima tavola. Quel silenzio lì… è magia. È il suono della storia che ha fatto centro.
Il ritmo e la voce che coinvolgono
Con il Kamishibai impari a giocare con:
- le pause (che dicono più di mille parole),
- i ritmi (lenti per creare attesa, veloci per stupire),
- la voce (che cambia tono, volume, intenzione).
Ogni elemento sonoro – anche un sussurro o uno sbuffo – diventa parte del racconto.
Non devi essere un attore. Ma devi ascoltarti.
Non serve un microfono, non serve gridare. Serve solo essere presente. Il pubblico (anche i bambini più vivaci!) sente quando ci sei davvero. E allora si crea connessione, ascolto, partecipazione.
Il Kamishibai non è un semplice modo di leggere. È un modo di suonare la narrazione.
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